Association du Puits Au Chat

Club di lettura

Guardati dalla mia fame, Milena Agus

Riassunto

Quest’opera propone due approcci, uno narrativo e l’altro storico, dello stesso fatto di cronaca. Nel 1946, in Puglia, degli operai agricoli si ribellano all’ingiustizia dei proprietari terrieri. Le sorelle Porro, quattro donne benestanti, dalla vita monotona, sono aggredite nel loro palazzo dalla folla di contadini infuriati. Due di loro, Luisa e Carolina, periscono linciate.

Si tratta di un libro originale diviso in due parti con due voci : una parte romanzesca, una parte storica. Nel complesso, abbiamo preferito il romanzo, anche se ha delle parti molto lunghe, che riflettono bene la vita monotona delle sorelle Poro, bloccate nella camicia di forza delle loro tradizioni piccolo-borghesi, del loro bigottismo, chiuse in questa vita fuori dal mondo reale.

La parte storica ci ha invece permesso di scoprire e capire gli avvenimenti del 1946 in Puglia.

Pane e tempesta, Stefano Benni

Riassunto

Di fronte all’avidità dei promotori immobiliari e alla passività di un sindaco riformista che vuole “cambiare il cambiamento”, Nonno Stregone e il suo complice Archivio partono in guerra nel grido di “Pane e Tempesta”. Riuniti al Bar Sport, luogo di ritrovi emblematici a Montelfo, gli abitanti, guidati da questi due eroi si recano a un festival della narrazione in cui trionfano l’umorismo e l’immaginazione, i tesori della loro memoria collettiva – la loro anima migliore : l’affermazione della loro libertà. Stefano Benni ci conduce cosi in una gioia sarabanda dove incontriamo alcuni personaggi indimenticabili : Trincone Carogna, le sorelle Aspirina, Maria Sandocan, Simona Bellosguardo, Ispido Manidoro, bouffi Miseria, Alice e Giango, Sofronia e Rasputin, Gino Saltasù, senza dimenticare Fin il Fenomeno, “il cane più intelligente del mondo” o Beato Inclinato, “beatificato” dopo un’epica partita a ping pong contro il diavolo…

Giocoso, divertente, satirico e tenero, a volte al limite del fantastico, Pane e Tempesta gioca con il possibile, mescolando saggezza e follia per il massimo piacere del lettore. Siamo rimasti tutti sconcertati da questo libro, se per alcuni l’inizio era incantevole, il soufflé è caduto rapidamente. Pensiamo che c’erano troppi dettagli, troppe digressioni, dei personaggi con nomi troppo immaginari.

Insomma, ci si confonde con questo testo che può far pensare a una favola. Nonostante alcune piccole perle, lascia poche tracce nei nostri ricordi.

Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati

Riassunto

Giovanni Drogo ha scelto una carriera nelle armi. In una fortezza abbandonata, ai confini della frontiera Nord, aspetterà molti anni, affrontando l’arida distesa, l’inizio di una guerra improbabile. Fino al giorno in cui i miraggi del deserto prendono vita. Tradotto in tutto il mondo, questa suggestiva visione allegorica della nostra condizione, delle nostre illusioni e dei nostri sogni, è diventata uno dei classici del 20esimo secolo.

Questo libro ci ha fatto pensare a un racconto iniziatico, o anche una metafora, Giovanni Drogo aspetta a lungo, aspetta, aspetta.. forse nel luogo sbagliato ? Sta aspettando un combattimento che non arriva, e anche questo combattimento, che avverà senza di lui, sta davvero avvenendo? Giovanni, trincerato nel forte (che da solo è un personaggio), si allontana dal mondo, ne ha paura, affronta se stesso e viene tradito dai suoi pari. Il potere della scrittura ci porta alla fine. L’autore ci riporta alla domanda: cosa ho fatto della mia vita? Ci sono molti modi per entrare in questa lettura, sta a voi trovare il vostro.

Il ladro di libri, fumetto di Alessandro Tota

Riassunto

Nella Parigi degli anni 50, dove regnavano Sartre e l’esistenzialismo, incontriamo Daniel Brodin. Daniel ama i libri, al punto di rubarli. È un poeta. O almeno pretende esserlo. Al Café Serbier, frequentato dalla crema della letteratura parigina, è supplicato di recitare una poesia di sua composizione. Sceglie una poesia italiana, pensando che nessuno la conosca. È un plagio. Ma è un trionfo. Applausi dal pubblico affascinato. All’improvviso è la gloria per Brodin. E questa messinscena, considerata come un’opera d’arte, lo farà accettare da una banda di artisti “debosciati”, libertari, volutamente oziosi, delinquenti, ladri, alcolizzati, da cui emergono Gilles, la testa pensante, Jean-Michel, la testa bruta, Ed, la testa sulle nuvole, e altri ancora, tutti particolari a loro modo. E poi c’è Colette, testa bella piena, di cui Daniel si innamora…La gloria di Daniel durerà il tempo delle rose, finché Jean-Michel lo detronizzerà, diventando a sua volta il beniamino della Parigi letteraria. E quando la luce che c’è in lui non brillerà più, dovremo ritrovarci a vivere di espedienti, e le cose inizieranno ad andare storto.

Questo fumetto non ci è piaciuto, le immagini ci sono sembrate poco chiare, a volte era persino difficile riconoscere i personaggi da una pagina all’altra. E il fatto che abbia fatto la parte di Depardieu ha turbato almeno una lettrice. Non abbiamo provato simpatia per Daniel Brodin, il ladro di libri che si finge poeta, intellettuale, provocatore, rivoluzionario…Non abbiamo capito perché quest’uomo si è messo in scena in questo modo, lo abbiamo visto come un piccolo borghese incoerente che cerca di scappare dal suo mondo. Durante un confronto, uno dei nostri lettori ci ha spiegato che questa storia era senza dubbio legata al movimento “Happening” degli anni 60. Con questa prospettiva, il modo di guardare questo fumetto cambia.

Eva dorme, Francesca Melandri

Riassunto

Mille trecento novanta kilometri. Eva viaggia in treno dalla sua città natale nel Sud-Tirolo fino in Calabria per andare a trovare Vito, che è scomparso dalla sua vita troppo presto e da troppo tempo e che di cui la vita è a rischio a causa di una malattia. Durante il viaggio dal nord al sud Italia, dalla regione confinante e di lingua tedesca al profondo sud, ripercorre con la mente tutta la sua infanzia e la storia della madre Gerda. Quest’ultima è così bella, così libera, una figlia-madre che è riuscita a condurre una prestigiosa carriera come capocuoco in un grande hotel di montagna e che incontra Vito, un sotto ufficiale dei carabinieri presidiato in questo posto della penisola scosso da un movimento indipendentista. Eva si ricorda anche del destino dell’Alto Adige, passato dallo sconfitto impero austro ungarico all’Italia nel 1919, che Mussolini cercò di italianizzarlo con la forza e che, per la volontà di un uomo, Silvius Magnago, ottenne uno stato autonomo per Roma, mettendo fine agli atti terroristici e evitando una guerra civile. Se la sua regione conobbe finalmente la pace e la prosperità, Eva, ereditaria innocente di un amore impossibile, dovette crescere senza Vito, che vuole ora ritrovare, prima che sia troppo tardi. Indimenticabile affresco storico e famigliare, « Eva dorme” dipinge l’immagine di una madre eccezionale e, attraverso il racconto, ci porta verso l’incontro del presente e del passato in un doppio viaggio sconvolgente.

La nostra opinione

Questo libro è stato di grande interesse, in molti lo hanno adorato. L’autrice è stata in grado di unire la sua storia personale e la grande Storia geopolitica dell’Alto Adige (Sud Tirolo). Due ritratti di donne, Gerda, sulla quale si basa il libro, e sua figlia Eva sono formidabili. La descrizione dei paesaggi attraverso il viaggio in treno è perfettamente riuscita. L’attraversamento parallelo del treno lungo lo stivale, la storia di Eva/Gerda e la storia di questa regione austro-ungarica “data” all’Italia nel 1919 è affascinante.

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